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Si scrive "Douja" e si legge "dùia". Così si chiamava l'antico e panciuto recipiente contadino usato in cantina per travasare e contenere il vino. Un'originale brocca che ha ispirato anche il nome della più celebre maschera piemontese Gianduja (Gioan d'la Douja, appunto perché la usava direttamente per bere, come se fosse un boccale di dimensioni extralarge). Ad Asti dire Douja è come dire festa del vino! Quando l'estate regala le sue ultime briciole e tutto intorno profuma di vendemmia Asti si trasforma nella più grande e qualificata cantina d'Italia. Nei saloni e nei cortili degli storici palazzi va in scena la "Douja d'Or", il risultato di un esame di maturità per centinaia di vini di tutte le Regioni d'Italia. Per fregiarsi dell'ambizioso bollino (marchio che rappresenta l'antico contenitore insieme con tralci e grappoli disegnato da Giugiaro) i campioni di vino, in bottiglie rigorosamente anonime devono superare il severo giudizio dei sensi, dalla vista, all'olfatto, al gusto. A garantire l'imparzialità e a determinare il punteggio, che non deve essere inferiore a 85/100, sono gli esperti dell'Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vini).
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